L’altro ieri è morto – di complicazioni cardiache, dopo aver contratto la covid-19 – Dave Greenfield, storico tastierista (e voce) degli Stranglers.

Quando avevo venti anni le canzoni dei primi due album degli Stranglers sono stati il prezzemolo nelle cassettine che compilavo per la macchina. Ancora prima, intorno ai sedici-diciassette anni, No More Heroes (la canzone, che avevo trovato in un’improbabile compilation sul punk comprata per corrispondenza) è stata… be’, credo sia stata un pezzo fondamentale della mia formazione – musicale e non. Mi ha insegnato che si può fare punk con una cazzo di pianola, e che la fissazione per la formula perfetta del power trio, chitarra basso e batteria, può anche essere una stupida posa. L’assolo che parte poco prima del minuto 2 è qualcosa che, ancora oggi, mi fa accapponare la pelle e uscir fuori di testa.
Poi ci sono le parole, magiche parole. In realtà non ho mai saputo cosa avessero voluto dire con quel testo, se piangere la fine degli eroi o deriderli e festeggiarne la dipartita. Forse entrambe le cose – più probabilmente la seconda – ma per il me stesso post-adolescente con una copia de L’Anticristo nel cassetto era tutto chiarissimo, doveva essere un inno alla fine degli eroi e divenne una sveglia di proporzioni colossali che mi diceva – così credevo, così credo – che se ne poteva e doveva fare a meno. Non molto diverso da quello che, qualche anno più tardi, mi disse con più chiarezza e ventaglio di significati il caro Brecht.
Ciao Dave, che la terra ti sia lieve.
Whatever happened to all the heroes?
All the Shakespearoes?
They watched their Rome burn